Al teatro ci si dovrebbe avvicinare da bambini. È il luogo dentro al quale perdersi e ritrovarsi, mille e mille volte. È quello grazie al quale si acquisisce una nuova idea di mondo e, senza sforzo, si incontra la poesia.
Spiace dunque che a Messina, così come del resto in molte altre città, ci si tenga ben lontani dal teatro. I genitori accompagnano spesso i figli al cinema, educandoli al grande schermo o più semplicemente intrattenendoli. Sfugge loro che le suggestioni del teatro, ove a un palmo di naso si muovono gli attori e sembra lo facciano per te solo, sono davvero un’altra cosa.
Ieri a Messina c’era tanto teatro, per giovani e meno giovani. Occorrerebbe prenderlo in considerazione. È un grande regalo che si può fare a un bambino ed è un altrettanto grande regalo che facciamo a noi stessi.
Negli spazi del Teatro dei 3 Mestieri andava in scena “Sbada clown. Due cuori e una sinapsi”, nell’ambito della variegata stagione “Radici per Restare”, che risponde alla necessità di spaziare tra le tre arti – teatro, danza e canto – sulle quali si impernia il lavoro di Stefano Cutrupi e Angelo Di Mattia nella periferia messinese.
“Non perdiamo mai di vista – afferma il direttore artistico Cutrupi – la triade dei mestieri sulle quali abbiamo costruito il nostro teatro. La sfida è questa e comporta grossi sacrifici, ma noi non arretriamo di un passo, forti come siamo dei traguardi già raggiunti.
Vedere oggi i nostri allievi più piccoli emozionarsi e ridere a teatro, in questo teatro che frequentano e in cui crescono, si rapportano agli altri, acquistano maggiore consapevolezza di sé e delle proprie capacità è per noi una grande vittoria”.
Ma con “Sbada clown” non hanno riso e si sono emozionati soltanto i bambini.
Andrea Arena e Maria Elena Rubbino hanno infatti messo su uno spettacolo piacevolissimo di circo contemporaneo, giocoleria, comicità e acrobazie. Protagonisti due piccoli clown e l’esilarante mistero di una storia in cui la soluzione giusta non è mai la più scontata.
Poco sopra o poco sotto la realtà, in base alla prospettiva da cui li si guarda, questi giovani artisti catanesi danno prova di come si possa ancora giocare e confezionare giocando quell’altrove poetico e surreale che non compete al vivere.
Arena e Rubbino si esibiscono nelle strade, lavorano con i ragazzi nelle difficili realtà di certi quartieri catanesi.
A teatro sono entrati in punta di piedi, ma non escludono di rimanerci. Ad aprile la partecipazione a “Rosso senza naso”, la rassegna di comicità surreale e clown teatrale in collaborazione con il Teatro Furio Camillo di Roma.
I due piccoli e distinti Sbada Clown scivolano sulla classica buccia di banana, omaggio alla lunga tradizione che li precede, poi cantano a quattro mani, danzano con una palla gigante, si contendono una sedia pieghevole e si incastrano in una valigetta fluttuante durante un focoso tango.
La catastrofe dietro l’angolo e l’egocentrismo a spianarle la strada, in un susseguirsi di numeri funambolici. Sui volti dei due clown impressa la poesia.
(da Infomessina.it)
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